...deficit...pedagogia speciale...vita autonoma
...progetti didattici mirati all'autonomia, al desiderio, alla piacevolezza di sentirsi vivi...

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lunedì 29 novembre 2010

FRAMMENTI

Questo spazio raccoglierà citazioni, contributi, riflessioni 
...riguardanti la pedagogia speciale, 
l'integrazione e i processi di apprendimento...

Sarà uno spazio in continuo aggiornamento, in divenire...
 in cui ognuno potrà lasciare il suo contributo...
grazie per la collaborazione!
Stefania, Lucia, Caterina e Chiara
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"Il percorso di apprendimento deve poter fornire, oltre che i contenuti, i processi e i metodi,
 le modalità, gli strumenti, le strategie per poter non solo imparare, 
ma apprendere ad imparare in modo creativo e dinamico" 
N. Cuomo


“…l'apprendimento non è di per se stesso sviluppo, ma una corretta organizzazione dell'apprendimento porta allo sviluppo mentale, attiva un intero gruppo di processi di sviluppo, e questa attivazione non potrebbe aver luogo senza l'apprendimento. L'apprendimento per ciò è un momento intrinsecamente necessario ed universale per lo sviluppo nel bambino di quelle caratteristiche umane non naturali, ma formatesi storicamente.”
Vygotskij 



“La fantasia fa parte di noi
come la ragione:
guardare dentro la fantasia
è un modo come un altro
per guardare dentro noi stessi”.

Gianni Rodari





Potevo rispondere con la prima cavolata che mi passava per la testa, 
ma una cosa era certa: Avrei ottenuto un voto! 
Zero il più delle volte, ma quello zero era il modo migliore per essere lasciato in pace, 
almeno temporaneamente. 
Ci si aspetta dall’alunno una risposta? 
Lui la dà. 
Giusta, sbagliata, assurda, poco importa”.
Questo signore che prendeva zero era Daniel Pennac (Diario di scuola).

4 commenti:

  1. ciao ragazze,sono una ragazza che fa servizio civile in una 2°elementare. in questa classe mi sono trovata a lavorare con un bambino che "ha un pò di ritardo" come mi hanno detto le maestre.
    Rispetto ai compagni, presenta delle difficoltà nel rielaborare/esporre i compiti(molto dovuto al fatto che a casa parlano l’arabo e poco l’italiano) e non riesce a gestire in modo coordinato il proprio corpo(corre in maniera scoordinata, quando salta le gambe vanno per conto loro e porta il busto in avanti quasi che volesse cadere).
    A. non ha avuto problemi di integrazione all’interno della classe, si è integrato benissimo.
    Per quanto mi riguarda quando sono in quella classe le maestre mi danno da fargli fare dei lavori individualizzati sull'argomento fatto in classe,eventualmente rispiegarglielo se non l'ha capito. Io non sono molto convinta nell'usare questa "tattica" perchè ho paura che A. si accorga d'avere un aiuto in più(rimaniamo in classe...), magari capisce d'avere uno svantaggio rispetto ai compagni. Dovremmo proporre alla classe dei lavori in piccoli gruppi?
    Cosa ne pensate?
    giulia

    RispondiElimina
  2. Ciao ragazze.
    Un mio alunno di terza elementare (arrivato nella mia classe solo l'anno scorso, causa trasferimento) ha evidenti segni di autismo, ma "ovviamente" non è certificato.
    Già dai primi giorni di scuola io e la mia collega abbiamo notato grosse difficoltà nell'alunno, cammina solo sulle punte, non cammina, ma "svolazza" saltellando di qua e di la, mette tutto in bocca (matita, biro, colla, forbici...), per poi passare alle orecchie, naso ecc...
    Per quanto riguarda il lavoro in classe non è in grado di utilizzare i semplici strumenti (per es. la biro rossa quando serve, il righello...), non ha alcun senso di spazialità nel foglio (inizia a scrivere da metà pagina, senza rispettare i margini e la punteggiatura...), non è in grado di fare autonomamente lo zaino (ci sono sempre dei compagni che devono aiutarlo, oltre a noi insegnanti).
    Inoltre quando il resto della classe lavoro in modo autonomo, dopo che è stato spiegato l'esercizio, lui non fa assolutamente niente...è capace di guardare il muro e distaccarsi totalmente dalla realtà per intere ore. Solo se sollecitato in continuazione riesce a produrre qualcosa.
    Per quanto riguarda la socializzazione si isola in continuazione, nonostante i compagni lo cerchino nel momento del gioco...
    Quindi, già dall'inzio dell'anno scorso, abbiamo provato a parlare con i genitori di questo bambino, che negano i problemi del proprio figlio, giustificandolo dicendo che è solo molto "fantasioso". Verso la fine del primo quadrimestre (sempre dell'anno scorso) abbiamo provato a essere più dirette, facendo capire che il bimbo avrebbe bisogno di maggior aiuto (insegnante di sostegno), ma la madre si è rifiutata categoricamente dicendo addirittura di chiedere ad un altra famiglia il sostegno (lì io le ho risposto "perchè dovrei chiederlo ad un altra famiglia quando il problema è di suo figlio?!?"). Quindi alla fine della seconda elementare non abbiamo ottenuto niente.
    Con l'inizio di quest'anno scolastico è arrivato a scuola anche suo fratello minore (in prima), che ha le sue stesse caratteristiche... Anche le insegnanti di prima hanno provato a parlare con la famiglia, ma non c'è stato niente da fare...
    Proprio ieri ho avuto i colloqui e ovviamente si è presentata la madre di questo bambino... Io e la mia collega, le abbiamo descritto la situazione, evidenziando il fatto che l'alunno non fa niente in modo autonomo, i suoi tempi attentivi sono molto limitati e che in terza il lavoro è maggiore ecc...
    Lei ci ha chiesto se volevamo proporre nuovamente il sostegno, ma noi (sapendo già che la famiglia è totalmente contraria) abbiamo detto che stavamo solo descrivendo la situazione... In conclusione lei ci ha detto che si è accorta che il figlio ha qualche problemino, ma che dovrà "maturare" da solo e con i suoi tempi e che farà quello che riuscirà... Negando quindi un valido aiuto che la scuola potrebbe dare all'alunno.
    Quindi la mia domanda è questa: Cosa si può fare in questi casi??? Ti porti dietro il bambino cercandolo di aiutare il più possibile (senza compresenze, 25 alunni in classe di cui 9 stranieri) oppure sarebbe il caso di richiedere un aiuto al pediatra e all'ausl?
    Noi di questo caso ne abbiamo parlato anche con la dirigente che si sta muovendo tramite il pediatra, per avere una "diagnosi medica" e se sarà necessario dovremmo contattare i servizi sociali.
    Inoltre, che strategie potremmo usare per far si che il bambino riesca a seguire di più il lavoro senza distaccarsi dalla realtà circostante?
    Arianna

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  3. Ciao Giulia.

    Ti abbiamo risposto nei commenti al post "Intervista all'insegnante 1" cumulando il dubbio a uno di quelli di Francesca.

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  4. Ciao Arianna.

    Intanto ti ringraziamo per il contributo al nostro blog. La tua domanda è certamente di enorme interesse e sarà di aiuto anche per altri lettori.
    Come hai spiegato il bambino è stato trasferito da un’altra scuola e quindi voi avete “ereditato” una situazione pregressa dove non è stato fatto nessun intervento. E’ invece indispensabile intervenire precocemente quando si mostrano casi di questo tipo. A volte, come nel vostro caso, sono gli insegnanti ad accorgersi del deficit, mentre i genitori si oppongono e non vogliono riconoscere le difficoltà del bambino. Per il bene dell’alunno è invece fondamentale un intervento tempestivo. Ovviamente ormai è inutile pensare al passato (anche se ciò ci deve far riflettere), bensì è indispensabile intervenire subito. Il primo passo è quello di comunicare la situazione alla dirigente scrivendogli/le immediatamente. Dicevi che voi avete già parlato con lei, quindi a breve dovreste avere un riscontro in merito; certamente la dirigente stessa provvederà a prendere contatti con la famiglia e a prendere in gestione il caso. Questo passaggio è fondamentale poiché, non intervenendo lo staff degli insegnanti mostra di essere in grado di gestire il caso. Il contributo di un insegnante di sostegno sarà di fondamentale importanza poiché non ha il compito di occuparsi solo dell’alunno certificato, ma di fungere da mediatore per l’integrazione; il bambino con deficit in questo modo diventa una ricchezza per la classe.
    Ciò che potete fare in attesa di un intervento di un professionista è tuttavia cercare di integrare l’alunno nella classe, intervenendo a partire dalle sue competenze in modo da trasferirle ad altri campi e ampliare le sue potenzialità. Quando integriamo un bambino con deficit in una classe dobbiamo far sì che la sua presenza e la sua patologia, non siano la causa di disturbo alle attività dei compagni, ma che al contrario siano l’occasione per un’alta qualità per tutti. A livello pratico per poter far sì che il bambino non si distacchi dalla realtà circostante è utile pensare ad elementi che lo leghino alla realtà che lo appassiona. Ad esempio se un bambino adora camion e trattori, allora è bene preparare attività che lo riportino a questo mondo, come pensare ad un laboratorio di riciclaggio. L’importante è andare oltre i suoi limiti, senza sottolineare le difficoltà determinate dalla scrittura e dal rimanere negli spazi del foglio. Naturalmente voi conoscete bene le sue capacità, avendolo osservato a lungo e potete fare delle sue capacità il punto dal quale partire.
    Inoltre è necessario puntare sui significati delle attività che non devono essere fini a sé stesse, ma deve essere ben chiara la contestualizzazione. L’ideale è l’attività laboratoriale dove il bambino partecipa attivamente, ad esempio passando il materiale e distribuendo oggetti. Risulterebbe inutile e frustrante per lui insistere su attività che non gli riescono come lettura e scrittura, cercate di partire da ciò che sa fare.
    Se vi interessa trovare ulteriori spunti, vi suggeriamo di visitare il sito del professor Cuomo: http://rivistaemozione.scedu.unibo.it
    A presto.

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