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sabato 18 dicembre 2010

venerdì 17 dicembre 2010

LA DIMENSIONE LABORATORIALE: esempi di progetti


Nei precedenti post abbiamo già parlato dell’importanza dell’attività laboratoriale come metodo di lavoro. La domanda che spesso però ci si pone è “Come organizzare i laboratori a livello pratico?”. Spesso gli insegnanti sono preoccupati del carico di lavoro in più determinato dall’organizzazione di attività laboratoriali e anche dell’aderenza delle attività con il programma scolastico.
Potete osservare nel video un esempio di un’emozionante attività laboratoriale, il progetto la Macchina Del Tempo. Questo è un valido suggerimento che vuole essere da stimolo per gli insegnanti per “lanciarsi” in questo genere di attività. Innanzitutto vedendo l’entusiasmo di questi bambini certamente si capisce che l’eventuale lavoro extra che deve essere svolto sarà talmente gratificante da dimenticare la fatica, che sarà appunto ripagata. Inoltre, per quanto riguarda i Programmi ministeriali alcuni insegnanti affermano “Le varie materie curricolari hanno tratto spunto, rinforzo e motivazione da uno sfondo come la Macchina del Tempo che ha coinvolto alunni e insegnanti in un gioco piacevole e mai svelato secondo un tacito accordo” N. Cuomo, Verso una scuola dell'emozione di conoscere: Il futuro insegnante, un insegnante del futuro, Edizioni ETS, Pisa, 2007, pp. 116-7.
Ecco un esempio di riferimento alle indicazioni didattiche del programma di italiano: il progetto della Macchina del Tempo svolto in una classe II, i bambini hanno potuto produrre testi di vario genere (annunci, telegrammi, questionari, video-messaggi), fare descrizioni, narrazioni e rielaborazioni di testi. E’ stata certamente sviluppata la capacità di leggere, cioè capire il significato di testi scritti a fini diversi e saper ricercare e raccogliere informazioni. Inoltre, per le parole difficili hanno saputo ricavare il significato ragionando sul contesto o utilizzare il dizionario. Hanno inoltre scoperto che la lingua è mezzo per stabilire un rapporto sociale, consente di comunicare con gli altri e di agire nei loro confronti, è strumento di pensiero, veicolo attraverso cui esprimere l’esperienza razionale ed affettiva dell’individuo. (cfr. N. Cuomo, op cit., p. 118).

Se volete saperne di più potete consultare il seguente link.


"La dimensione laboratoriale inizia con un modo diverso di accogliere i bambini a scuola, un modo diverso di incontrarsi. (...) propone il gruppo come organismo che accogli per coinvolgere in un fare che è iniziato in attesa della tua venuta e che si evolve man mano che arrivano gli altri amici" N. Cuomo, Verso una scuola dell'emozione di conoscere: Il futuro insegnante, un insegnante del futuro, Edizioni ETS, Pisa, 2007, pp. 68-9. 

giovedì 16 dicembre 2010

INTERVISTA ALL'INSEGNANTE - 4

Questa volta parliamo con un'insegnante di quarta elementare, a proposito di una sua alunna molto brava nel lavoro individuale, ma che presenta problemi di socializzazione.

D: Che tipo di problemi di socializzazione presenta la bambina?

R: Non riesce a partecipare ai lavori di gruppo: rimane completamente passiva. Eppure non sembra timida. Nel lavoro individuale invece dà ottimi risultati. È come se non volesse rendere partecipi gli altri bambini del suo lavoro.

D: Ma il lavoro individuale in cosa consiste?

R: Le normali interrogazioni e verifiche scritte.

Offeso (Niccolò Fabi)

Dillo pure che sei offeso da chi distrugge un entusiasmo 
da chi prende a calci un cane
da chi è sazio e ormai si è arreso 
da tutta la stupidità
chi si offende tradisce il patto
con l'inutile omertà
rimane senza la protezione
del silenzio, dell'assenso
del "tanto dobbiamo sopravviverci
qui dentro" 

Quando vivere diventa un peso
quando nei sondaggi il tuo parere
non è compreso 
quando dire amore diventa sottinteso
quando la mattina davanti al sole
non sei più sorpreso

Offeso

Dillo pure che sei offeso 
dalle donne che non ridono
dagli uomini che non piangono
dai bambini che non giocano 
dai vecchi che non insegnano
se hai qualcosa da dire dillo adesso
non aspettare che ci sia un momento
più conveniente per parlare 

Quando vivere diventa un peso
quando nei sondaggi il tuo parere
non è compreso
quando dire amore diventa sottinteso
quando davanti al sole la mattina
non sei più sorpreso
dillo pure che sei
offeso


domenica 12 dicembre 2010

INTERVISTA ALL'INSEGNANTE - 3

Quella  riportata qui sotto è un’intervista a un’insegnante di terza elementare, che ha, in classe, una bambina con grossi problemi di concentrazione e ansia.

D: Mi può raccontare in quali momenti l’alunna manifesta maggiormente questi problemi di concentrazione e di ansia?

R: Quando la interrogo o durante le verifiche periodiche. In altri momenti, invece, per esempio durante la ricreazione, sembra desiderosa di parlare e raccontare particolari della sua vita e allora parla con interesse persino di cose che ha studiato a casa. Tutti i bambini si agitano al momento dell’interrogazione. È normale. Ma l’ansia di questa bambina supera i limiti e così è capitato più volte che abbia vomitato durante le verifiche o ancora più spesso si mette piangere oppure ammutolisce. Non apre bocca neppure su quegli argomenti su cui, nei momenti di tranquillità, di cui le dicevo prima, mi aveva dimostrato di essere preparata.

D: E invece la difficoltà a concentrarsi quando si manifesta?

venerdì 3 dicembre 2010

INTERVISTA ALL'INSEGNANTE - 2

Seguono alcune domande fatte a un’insegnante di classe seconda elementare, relative a un bambino con difficoltà nell’apprendimento e nell’attenzione, apparentemente disinteressato a qualunque stimolo.

D: Mi può descrivere il comportamento di questo suo alunno? Che tipo di difficoltà presentava?

R: Presentava una scarsissima attenzione in ogni attività e sembrava non riuscisse a interessarsi a nulla. Ma non era stata individuata, in lui, alcuna patologia specifica.

INTERVISTA ALL'INSEGNANTE - 1

Ecco alcune domande fatte a un’insegnante di classe prima elementare, relative a un bambino down di sette anni che presentava le seguenti problematiche: non sapeva leggere e scrivere, era molto agitato e spesso aggressivo, aveva problemi di socializzazione e non era accettato dagli altri.

D: Il bambino non sapeva leggere e scrivere. Lei e l’insegnante di sostegno come avete affrontato il problema?

R: Abbiamo proposto esercizi di scrittura, rispettando i suoi tempi. Gli abbiamo fatto copiare lettere o parole da alcune schede. Di tanto in tanto lo aiutavamo.
Il più delle volte, tuttavia, non riusciva a tenere in mano la penna per più di qualche minuto. Allora interrompevamo l’esercizio e lo riprendevamo dopo una pausa.

giovedì 2 dicembre 2010