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"L'emozione di conoscere e il desiderio di esistere"
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lunedì 29 novembre 2010

RILESSIONE SULL'EMOZIONE DI CONOSCERE


Il nostro blog si chiama “L’emozione di conoscere e il desiderio di esistere” due espressioni chiave che sono alla base delle nostre riflessioni.
Analizzando la prima espressione “l’emozione di conoscere” emerge che l’emozione è un sentimento che accomuna alunno ed insegnante. La scuola deve infatti stimolare l’emozione di conoscere nell’alunno, come l’emozione di insegnare nell’insegnante.

E’ questa la forte sinergia che deve dare origine alle lezioni, che non saranno più lezioni frontali, bensì attività laboratoriali. Come spiega Alice Imola “ (...) la dimensione laboratoriale non è un momento, un tempo determinato, ma un preciso stile di intervento; e neppure fa riferimento ad un’età anziché ad un’altra: in quanto le attività nella dimensione laboratoriale possono essere calibrate sulle diverse competenze (i “sa fare”) che caratterizzano un gruppo di bambini.” (A. Imola, Le leggi verso le buone prassi dell’integrazione nell’ambito della Pedagogia Speciale, Edizioni ETS, Pisa, 2008, p. 101). In quest’ottica le attività laboratoriali sono un vero e proprio metodo di lavoro che ripensa la didattica in chiave attiva. L’alunno partecipa attivamente alle attività, crea lui stesso le lezioni. Si pensi alla differenza con le lezioni “tradizionali” in cui l’alunno ascolta passivamente la lezione e solo al termine può intervenire o provare a mettere in pratica le regole apprese. Se è lui stesso a scoprire, creare e sperimentare è evidente che i contenuti appresi saranno molto più interessanti e certamente assimilati in maniera differente.
Di estrema importanza è il concetto che l’attività laboratoriale è alla base dell’integrazione. La dinamica che si crea durante queste attività, implica la collaborazione di tutti; si tratta di un “gioco di squadra” in cui se anche un solo elemento viene a mancare non si ottiene alcun risultato. L’aspetto della collaborazione è fondamentale quindi per l’integrazione dei bambini con deficit, poiché, come tutti gli altri, diventeranno indispensabili alla realizzazione delle attività. L’integrazione sappiamo che è difficoltosa non solo per i bambini con deficit, bensì anche per bambini appartenenti ad altre realtà che vengono considerate diverse dalla “norma”, quindi le attività laboratoriali saranno di enorme giovamento per tutto il gruppo classe ed aiuteranno anche l’integrazione di bambini extracomunitari, ad esempio. Oppure, potranno annullare situazioni di bullismo all’interno del gruppo classe.
Mentre in passato la presenza di bambini con deficit nella classe veniva intesa come un rallentamento del programma, oggi è invece indispensabile pensare all’arricchimento di cui gioverà tutto il gruppo.
Ovviamente i primi a dover interiorizzare questi concetti siamo noi insegnanti. Tornando al concetto di prima, non solo nei bambini occorre stimolare l’emozione di conoscere, ma anche gli insegnanti devono essere spinti dall’emozione di insegnare. Ecco perché dietro al concetto di insegnamento si dovrebbe racchiudere una forte passione per tale mestiere, associata alla voglia di scoprire, di mantenersi costantemente aggiornati e di essere aperti alla ricerca, in stretta sinergia con l’Università e gli altri Istituti di ricerca: “La sinergia è importante, non solo per avanzare nella ricerca, ma anche per condividerla” (A. Imola, op cit., p.70). 

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